Guardare al capitalismo per smantellare lo stigma sulla malattia mentale.
C’è un binarismo tanto nocivo quanto il pensiero che quello di genere sia l’unica forma che il mondo può concepire. È quello legato all’idea di ciò che è nomale e di ciò che è diverso. Ci sono una valanga di stereotipi e false nozioni su ciò che significhi sperimentare il disagio mentale, che continuano ad alimentare lo stigma verso chi è percepito come “non normale”.Il normale e il diverso sono categorie culturali e mutano al mutare delle culture, diacronicamente e nello spazio. È il motivo per cui alcune usanze lontane da noi ci sembrano “non normali” o perché i canoni di bellezza del XIX secolo siano così distanti da quelli del XV.
Non siamo abituati a considerare il disagio psichico come qualcosa con cui possiamo scendere a patti, come una ferita, una vulnerabilità di cui siamo chiamati ad occuparci. Qualcosa che possa innestarsi all’interno del nostro ecosistema vita, se smettiamo di considerarlo un’escalation volta alla produzione e al successo: la fragilità, il dolore, l’angoscia non sono né da temere, né un giudizio di valore sull’intera esperienza umana, come ci racconta il patriarcato.
Perché il patriarcato ci racconta anche che ci premierà se quel vulnus, quella ferita che ognuno si porta dentro, non verrà mai allo scoperto. Il machismo sentimentale sentenzia: non piangere, non mostrare emozioni, esalta la forza, non arretrare mai. Questo è fornire, formalmente, una veste alla normalità.
Il patriarcato ha dei servi, uno dei quali è il capitalismo: per comprendere il nostro atteggiamento nei confronti della malattia mentale e la sua segretezza e vergogna rispetto alla maggior parte delle condizioni fisiche, dobbiamo capire che il disagio psichico è stato visto molto presto come l’antitesi della persona ideale, perché chi ne soffre non sta raggiungendo o producendo allo stesso modo, dipende da altri o non è la persona autonoma che De Tocqueville diceva che gli americani volevano che fossero gli americani.
È interessante che lo stigma sia legato all’idea dell’autonomia, perché minaccia produttività, razionalità e autocontrollo che sono funzionali ed endemiche del capitalismo stesso. Abbiamo costruito una narrazione di ciò che devia dall’idea di “normale” tale da proteggere l’idea stessa di quella normalità.
Il disagio psichico rende manifesta l’alienazione delle persone, nella sua forma più estrema e patologica. La crisi incarnata dalla malattia diventa sintomo di una crisi storica e capitalista del futuro. Di conseguenza, qualsiasi cura al problema della malattia mentale deve assumere una forma collettiva, politica. Invece di individuare il problema della malattia mentale, è necessario iniziare a problematizzare l’individualizzazione della malattia mentale.
Per decostruire il modo in cui guardiamo al disagio psichico dobbiamo comprendere che lo stigma è qualcosa di complesso (e funzionale) che abbiamo costruito come società. E come per ogni cosa costruita, abbiamo il potere di cambiarla.